
La Stella Polare di Umberto Napolitano
LA STELLA POLARE
Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, nacque a Madrid nel 1873,
pochi giorni prima che il padre abdicasse alla corona di Spagna,
morì in Somalia nel 1933. A sei anni entrò in
Marina come mozzo e nel 1889 uscì dall'Accademia Navale col
grado di guardiamarina.
Dopo lunghe crociere in tutto il mondo, attratto dalla montagna,
scalò numerose vette delle Alpi e nel 1897 diresse una
spedizione in Alaska con la quale toccò per primo la vetta
del monte Saint Elia (mt.5.514).
Ma ciò che ogni italiano ricorda, è la spedizione
polare.
Lo scopo della spedizione, era di
portarsi con una nave lungo una terra il più a settentrione
possibile e dal sito di sverno procedere con le slitte verso il Polo. A
tate scopo fu acquistata sui mercati norvegesi la migliore nave
possibile, la Jason, una baleniera che serviva per la caccia delle
foche.
La nave varata nel 1881 a Sande
Fjord, era lunga mt. 48,50 larga mt.8,75 alta mt.9,00 circa con un
pescaggio dai 5 ai 5,5 metri, aveva una portata di 600 tonnellate e una
macchina da 60 HP nominali, che poteva imprimere alla nave una
velocità di 6-7 miglia.
Dopo l'acquisto la nave fu
modificata per essere adattata alle esigenze della spedizione. Vennero
rinforzate le ordinate, il fasciame, i ponti; si riunirono gli alloggi
dell'equipaggio presso la caldaia della macchina per poter sfruttarne
il calore. In coperta fu costruita una tuga con accorgimenti
atti a fronteggiare il gelo polare, questa tuga si estendeva
dall'albero maestro alla ruota del timone, le porte erano doppie e le
stanze prive di finestre, ricevevano la luce da tre osteriggi.
L'alberatura in origine brigantino a palo (tre alberi di cui
due a vele quadre ed uno con randa) fù trasformata
a nave goletta o "barco bestia" (tre alberi di cui uno a vele quadre e
due con randa) a causa del numero limitato dell'equipaggio che
diversamente non sarebbe stato sufficiente per le manovre. Per
l'esaurimento dell'acqua imbarcata in sentina, oltre alle pompe a mano,
era stata installata in coperta, una pompa a vento, già
usata da Nansen sulla Fram e da lui vivamente raccomandata al duca
degli Abruzzi per la Stella Polare. Per i 120 cani necessari
per la spedizione che erano stati acquistati in Siberia dal fornitore
di Nansen. furono costruite contro le murate due file di gabbie
sovrapposte, divise l'una dall'altra da paratie in legno. Il costo
della spedizione fu di 922.000 lire dell'epoca, pagate dal principe e
dal re Umberto I° con i loro beni personali: la nave
costò 300.000 lire ed i cani 17.000 lire, fu iscritta fra il
naviglio mercantile italiano col nome augurale di Stella Polare.
La nave salpò da
Cristiania oggi Oslo il 12 giugno 1899 alle ore 11 facendo rotta per
Laurvik e Arcangelo dove arrivò il mattino del 30 giugno,
per imbarcare i cani: prima di salpare da Cristiania, Nansen aveva
regalato al principe due dei suoi cani nati sulla nave Fram.
Dopo una difficile
navigazione tra i ghiacci, fu raggiunto l'82°-4' di latitudine.
Qui sulle coste dell'isola Principe Rodolfo, il Duca degli Abruzzi
decise di svernare. Nel mese di settembre, la pressione dei ghiacci si
fece così forte che per poco la nave non fu sfasciata. Dopo
un periodo di sosta, all'inizio del nuovo anno cominciarono le
spedizioni. Durante una di queste, il Duca degli Abruzzi, per un
improvviso abbassamento di temperatura, ebbe due dita della mano
sinistra congelate. Questo infortunio lo costrinse a rinunciare al
comando della pattuglia che fu assunto da Umberto Cagni, il quale
portò felicemente la bandiera italiana alla latitudine
86°-34' superando di 35 km il punto raggiunto da Nansen.
La nave, passata alla marina
militare italiana, fu distrutta da un incendio nell'arsenale di La
Spezia dove si trovava in disarmo. La poppa che era conservata nel
Museo navale della Spezia fù distrutta durante l'ultimo
conflitto, come pure tutta la documentazione della nave. Da un lavoro
di un umile sconosciuto marinaio che costruì il modello,
forse in scala 1:100, finché la nave era ancora integra a La
Spezia, venne copiato il modello tuttora esistente nel Museo della
Scienza e della Tecnica di Milano.
Ciò spiega le
innumerevoli imprecisioni. Và tenuto presente che la nave
tornò dal Polo senza pennoni, boma e picchi, una volta in
Italia per esigenze di festeggiamenti e di celebrazioni, fu rifatta una
attrezzatura non sua.
Quindi un modellista che si basasse
sulla nave della 2ª fase non sbaglierebbe, purché
evitasse di attrezzarla sul ponte di tutto il materiale necessario alla
spedizione (come purtroppo per il modello di Milano).
Il modello che vi presento,
è stato costruito seguendo i piani del compianto amico
Giancarlo Bonassi già vicepresidente della Federazione
Italiana Navimodel, valente disegnatore e ricercatore di storia navale
il quale basandosi sui piani dell'ing. O.Curti e da sue ricerche
personali, ha apportato sostanziali modifiche sia allo scafo che alla
relativa attrezzatura velica, il piano costruttivo originale in scala
1:50 fu donato dal sig. Bonassi alla Navimodel il sottoscritto ne
possiede una copia donatagli dall'amico per eseguire il modello,
Il modello che vi presento,
è stato costruito in scala 1:65 con la sua supervisione e la
sua consulenza, e mostra la nave all'atto della partenza con tutto il
suo carico.Nell'ottobre del 2002 ha
partecipato al Campionato Italiano Navimodel svoltasi a Milano nella
classe C1 conseguendo la medaglia d'oro con il punteggio di 91.00.
Umberto Napolitano
La galleria fotografica del modello

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